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al testo di Giuseppina Rando
Langelo della sera
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Sul nostro cammino non incontriamo che apparenze. Sono apparenze che fanno del nostro cammino una via di sofferenza… Flavio Ermini (Anterem n. 91, Editoriale) Preghiera e lamento si dispiegano in scene piene di vento uno solo l’ inizio e nelle ceneri dei rami si spengono si accendono nel silenzio gli istanti di volti infanti il desiderio che dire non sa. Groviglio di fili fin dentro la vecchia crepa a fermaglio dell’angelo della sera.
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Sara Cristofori
- 25/01/2016 12:58:00
[ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]
sono infine quasi tutti fantasmi quelli che ci incrociano nel nostro percorso di vita ed è questa consapevolezza che fa male... molto bella questa tua :)
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Silvia De Angelis
- 25/01/2016 12:24:00
[ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]
Una chiusa davvero speciale, per dei versi significativi, da leggere e rileggere per la loro notevole intensità.... Sempre bello leggerti, buona settimana e un sorriso, Giuseppina,silvia
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Nando
- 24/01/2016 23:39:00
[ leggi altri commenti di Nando » ]
“Preghiera e lamento”: un dualismo non coniugabile, poiché la prima si apre alla speranza in un orizzonte metafisico (e quindi anche di un lamento già risolto), mentre il secondo già china verso terra nell’immagine di quel che resta dopo una morte “naturale”: e nelle ceneri dei rami/si spengono”; in contrapposizione a questo ferale vento, che segna il tempo di ogni fine, quel silenzio che prelude, ma ancora non completa la promessa di un desiderio che è privo di parola eppure è già segno, poiché forte segno è ogni volto. La chiusa credo sia magistrale nel suo compiere il discorso del testo poetico: “Groviglio di fili fin dentro”: vissuti e condizione esistenziale, la base di partenza; “la vecchia crepa a fermaglio” la tessitura delle ferite della memoria e della vita diventate ora un punto di forza, l”appoggio perché l’angelo non voli via (quelle”ceneri di sogni”, è un teatrale e palcoscenico suggeritore alla disperazione depotenziante di ogni utopia del cuore per l’età degli affanni): infine, “dell’angelo della sera” non rimane la claustrofobia dell’incipiente notte senza cieli, ma proprio perché “angelo” ancora messaggero della consapevolezza di un cielo in cui sono disparite le stelle, epperò per questo il visitato ancora in grado di sognare.
Questa mia, è solo una piccola quanto raffazzonata lettura di un testo poetico che merita di più; certamente, la tua lingua poetica cattura, è pregna di "suoni" interiori, letterari, estrazioni del "sottosuolo" che ci abita dentro. Una lingua che mi "cattura". Davvero unesperienza poetica leggerti.
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